Se Calabria, Campania, Lazio e Puglia non è una novità che siano in ritardo con i pagamenti alle aziende produttrici di dispositivi medici, risulta anomalo che Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Toscana abbiano strutture virtuose che pagano a circa 100 giorni e altre che toccano addirittura i 600 giorni. Lo rivela il Centro Studi di Assobiomedica, l’associazione di Confindustria dei produttori del settore biomedico e diagnostico, che ha elaborato uno studio sulle singole Asl e strutture ospedaliere del Paese già pubblicato sul nostro giornale nei giorni scorsi. Maglia nera, ricordiamo, all’Azienda Sanitaria Locale di Napoli 1, all’Azienda ospedaliera San Sebastiano di Caserta e all’Azienda provinciale di Crotone per i tempi di pagamento ai fornitori di prodotti e servizi sanitari: 1.876, 1.414 e 1.335 rispettivamente i giorni di ritardo accumulati da queste strutture. Ma è altrettanto grave il ritardo dell’Asl Roma E (822 giorni), dell’Asl 6 di Ciriè di Torino (510 giorni),dell’Asl di Forlì (509 giorni), e dell’Asl 12 Veneziana (477 giorni).
“L’anomalia più evidente – ha dichiarato il presidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi – è trovare, all’interno della stessa Regione, strutture che mostrano attenzione ai tempi di pagamento e altre in cui la situazione è fuori controllo. È assurdo che in Toscana, per esempio, l’Asl 1 di Massa Carrara paghi a 670 giorni mentre l’Asl 11 di Empoli paga a 164 giorni. Auspichiamo che questo nostro studio sproni il Governo ad avviare verifiche mirate sulla gestione delle singole strutture ospedaliere con l’obiettivo di individuare sprechi e inefficienze che danneggiano la Sanità e quindi la tutela della salute del cittadino. Risolvere il problema dei ritardi nei pagamenti dovrebbe rientrare nelle priorità del Governo perché l’industria della salute rischia il collasso quando potrebbe diventare un motore di sviluppo per il Paese”.
L’osservatorio di Assobiomedica ha distinto tre tipologie di comportamento delle Asl nei confronti dei fornitori di prodotti e servizi: quelle che mostrano attenzione ai tempi di pagamento e impegno affinché questi non siano eccessivamente gravosi per i fornitori; quelle che non mostrano altrettanta attenzione e impegno; altre dove la situazione è fuori controllo. Si tratta in particolare, oltre a quelle sopracitate, dell’Azienda ospedaliera Federico II di Napoli (1.321 giorni), dell’Azienda ospedaliera di Cosenza (1.257 giorni). Oltre a Calabria, Campania, Lazio e Puglia la situazione è estremamente delicata anche in alcune strutture ospedaliere del Veneto, del Piemonte, della Toscana e dell’Emilia-Romagna. In Veneto per esempio si va dai 446 giorni dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona ai 515 giorni dell’Asl 14 di Chioggia, mentre l’Asl 9 di Treviso paga a 150 giorni. Fenomeno simile in Emilia Romagna: l’Azienda ospedaliera Policlinico di Modena paga a 480 giorni, mentre l’Asl di Parma paga a 172 giorni. Stesso vale per il Piemonte, dove l’Asl 11 di Vercelli paga a 185 giorni e l’Azienda Ospedaliera Maggiore della Carità di Novara paga a 425 giorni.
Secondo i dati di Assobiomedica rientrano invece tra le Regioni virtuose la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige, dove i tempi medi di pagamento sono rispettivamente di 99, 101 e 90 giorni.
“Rispetto ad Asl così in ritardo – ha concluso il Presidente Rimondi – non è eccessivo domandarsi per quanto ancora le imprese avranno la capacità di partecipare alle gare e soprattutto di garantire le forniture alle aziende sanitarie”.